Torna in campo la Democrazia Cristiana. Ne discutiamo con il Segretario politico, Renato Grassi.
E’ un pomeriggio di gennaio, molto freddo.
il sole sta declinando in un tramonto spettacolare, facendo capolino, con giochi di luce, tra lo zigzagare di nuvole che rapidamente mutano densità e forma fino a diventare evanescenti, mentre la gente, in quest’ultimo scampolo di festività natalizie, quest’anno dense di tristezza e molta sobrietà, è affaccendata agli ultimi acquisti per i doni dell’Epifania, mentre all’orizzonte si preannunciano nuovi lockdown che, chissà, nonostante l’arrivo del primo vaccino, per quanti mesi ancora ci accompagneranno.
Il clima politico è invece particolarmente surriscaldato ed in forte fermento con il premier Conte bersaglio di un plateale attacco da parte di Matteo Renzi, non nuovo a queste incursioni da “partito di lotta e di governo”( ci ricorda Bertinotti nel primo governo Prodi, ma qui a posto delle piazze si fa tutto più comodamente sui media) che ha come principale focus l’insoddisfacente bozza di riparto del Recovery plan, predisposta dal governo.
Vediamo come andrà a finire!
Certo, se teniamo a mente l’esordio con cui Renzi, mettendo le mani avanti, ha palesemente avvertito che nessuno nella maggioranza accampa uno scenario elettorale,la risposta è già scontata.
Nessuno di essi è così ingenuo da esporsi ad una sconfitta annunciata, come tutti i sondaggi prefigurano.
Ma pesa anche la concreta prospettiva che tanti di quei deputati e senatori non torneranno in parlamento.
E poi c’è la prossima scadenza del settennato presidenziale.
Mentre non va sottovalutato il fatto che il perdurare della situazione emergenziale in cui si trova il paese, con un indice di diffusione del virus elevato, scongiura comunque, ragionevolmente, il ricorso alle urne, apparendo oggettivamente imprudente esporre la comunità, ampiamente provata, a mesi di campagna elettorale che finirebbe per fiaccarne ulteriormente la già debole tenuta del sistema e del tessuto sociale.
Insomma se questa crisi, al momento extraparlamentare, non si risolverà nel solito balletto dei rimpasti e delle poltrone, potrebbe essere l’occasione per un patto di legislatura attorno ad una personalità di alta caratura internazionale che coinvolga le forze di opposizione nel gravoso e delicato compito di disegnare un congruente piano di ricostruzione economica e sociale del paese.
L’esordio è un intreccio di ricordi tra i tanti episodi di cui Renato Grassi è stato testimone e protagonista dell’azione del partito: e c’è quasi tutta la storia della Democrazia Cristiana.
Ma ci soverchia la frenesia di far conoscere all’opinione pubblica e a tutto quel l’elettorato, che tra qualche mese sarà chiamato a votare per tanti Comuni, alcuni importanti capoluoghi, tra cui la Capitale e delle Regioni, la Calabria, i punti cruciali e fondanti di questa nuova sfida che lancia il partito, protagonista di una stagione politica irripetibile, nella quale seppe garantire la ricostruzione post-bellica dell’Italia e attuare un piano infrastrutturale che le consentì di divenire una delle più importanti potenze industriali dell’Europa.
Sicché’ non posso fare a meno di entrare nel vivo delle tante domande.
Come mai si è deciso di ridestare l’identità storica della DC e tornare, con quel nome e quel simbolo, nell’arena politica del paese, dopo anni di eclisse, mentre se ne potevano recuperare i valori fondanti costruendo un nuovo soggetto politico?
L’idea democristiana non è mai stata archiviata, ma ancora oggi è viva e vitale in continuità con le proprie radici politico culturali e la ispirazione valoriale.
Dopo la improvvida decisione nel 1994 dell’on. Martinazzoli di trasformare la D.C. nel Partito Popolare, pur mantenendone la continuità strutturale e politica, da più parti fu rivendicato l’indissolubile collegamento tra i valori fondanti del Partito e la sua denominazione e il suo simbolo, storici.
La sentenza della Cassazione nel 2010 ha stabilito la nullità della decisione di Martinazzoli e la vigenza giuridica e politica della D.C.
Una iniziativa promossa dagli ultimi iscritti al Partito (92/93), ritenuta legittima e autorizzata dal Tribunale Civile di Roma ha consentito la riconvocazione dei soci e la ricostituzione attraverso un congresso nazionale degli organi rappresentativi del Partito.
La ricostruzione della D.C. resta comunque propedeutica e finalizzata alla ricomposizione per quanto possibile di una presenza politica unitaria dei cattolici democratici.
Ritieni oggi pienamente vitale ed applicabile quel florilegio di ideali e di valori che, in una lungimirante visione di paese, fecero grande la DC e le consentirono una ricostruzione post-bellica con un piano infrastrutturale che promosse sviluppo e benessere e attenuò il forte divario tra nord e sud?
La D.C. è un partito laico che affonda le sue radici nel Popolarismo Sturziano e che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa i cui valori sono costantemente attualizzati rispetto alle profonde trasformazioni socio-economiche ,dal Magistero Papale e dalle Encicliche.
La D.C. è storicamente un partito profondamente riformista e fu il liberalismo cattolico di De Gasperi che nel dopoguerra spinse la D.C. verso la ricostruzione materiale e morale del Paese e l’innovazione dello Stato.
Basti pensare alla riforma agraria, all’intervento straordinario per il Mezzogiorno, alla promozione del libero scambio e soprattutto alla collocazione dell’Italia saldamente a fianco delle democrazie occidentali.
Ma non temi l’insidia delle imitazioni?
Indubbiamente sta emergendo la necessità di un centro moderato e riformista che riequilibri lo scenario politico irrigidito dalla contrapposizione tra la destra sovranista e una sinistra attraversata da spinte radicaleggianti.
Crescono inoltre,sotto varie forme e denominazioni, tante iniziative politiche che si richiamano a comuni principi ispiratori o a obiettivi politici condivisibili e che possono essere per noi occasione di confronto e di ricerca di un percorso unitario o di alleanze elettorali.
Quali caratteri identitari fanno si che questa esperienza politica si riconnetta all’azione politica che fu della DC?
Certamente la continuità giuridica riconosciuta dalla Magistratura e sancita dal congresso nazionale, convalida l’identità storico-politica del partito della Democrazia Cristiana, ma sono i valori ispiratori che testimoniano concretamente con il nostro operare la riproposizione attualizzata dell’azione politica e dell’idea democristiana.
Solidarietà, sussidiarietà, lotta alle disuguaglianze, difesa della vita e della famiglia, tutela dell’ambiente e della qualità della vita, promozione dello sviluppo economico e del lavoro, difesa delle istituzioni democratiche e impegno per la progressiva integrazione nell’Unione Europea.
La pandemia ha scoperchiato una realtà di precarizzazione, non solo lavorativa, assai diffusa, quali ritieni debbano essere i settori in cui prioritariamente deve volgersi l’intervento dello Stato?
La priorità è la tutela della salute pubblica e la ristrutturazione e l’efficientamento della rete dei presidi sanitari sul territorio colpevolmente ridimensionati in passato.
Contestualmente bisogna concentrare le risorse in interventi finalizzati alla tutela ambientale e allo sviluppo del tessuto economico e produttivo del Paese per assicurarsi che finita la pandemia e i provvedimenti emergenziali ci sia garanzia per il lavoro e la qualità della vita.
L’occasione deve essere utile anche per un programma di sostanziali riforme per l’ammodernamento della pubblica amministrazione e la semplificazione dei rapporti giuridici ed economici nei confronti delle imprese, delle attività professionali e di tutti i cittadini.
L’Italia, che esce stremata da questa lotta inesorabile, di cui non si intravede ancora una fine, e che ha già messo in ginocchio il suo sistema produttivo e tante piccole aziende, che erano il vanto della rete del Made in Italy, troverebbe beneficio da una visione di paese e da un progetto politico con cui la DC seppe assicurare una rapida ricostruzione post bellica e poi sviluppo e benessere, nei cinquant’anni di governo del paese?
La D.C., nel periodo post bellico, seppe assicurare la ricostruzione ed avviare lo sviluppo del Paese,perché utilizzo’ le risorse disponibili( piano Marshall) e attuo’ le necessarie riforme garantendo la stabilità del Governo con l’obiettivo di una crescita complessiva socio-economica senza dispersione delle risorse o condizionamenti elettorali.
Oggi abbiamo un Governo fragile, con una effimera maggioranza parlamentare e una improbabile capacità programmatica e decisionale.
Manca una grande forza politica che possa costruire con moderazione un equilibrio operoso a livello parlamentare e di Governo.
La scelta elettorale con la pandemia in corso e i provvedimenti da adottare non è auspicabile.
Dovrebbe prevalere in tutti il senso di responsabilità e l’impegno per le opportune scelte da effettuare nello spirito di una necessaria politica di solidarietà nazionale.
Corrono voci, sempre più insistenti, del ricorso ad una patrimoniale per diminuire l’enorme debito pubblico che si è accumulato e ulteriormente aggravato con tutte le indennità e i ristori che il Governo, ha varato, sebbene non nella misura sufficiente, per rifondere del grande sacrificio che sta affrontando tutto il sistema produttivo, il commercio e il settore professionale, che poi è quello che crea reddito ed occupazione.
Ti sembra un modo appropriato, o ritieni che una tale imposizione finirebbe per far pagare, un prezzo ancora più alto, principalmente, ai ceti medi, sempre più stremati, la gran parte partite Iva, visto che stanno già ampiamente sopportando consistenti diminuzione di reddito, se non la totale chiusura delle attività?
Non ritengo che il ricorso ad una patrimoniale possa incidere significativamente sul debito pubblico.
La sospensione delle clausole europee di salvaguardia ha consentito all’Italia di aumentare il debito per fronteggiare la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia, ma superata l’emergenza sanitaria sarà necessario prevedere un piano di riequilibrio dei conti pubblici.
La crescita abnorme del debito pubblico può essere invertita non da nuove tassazioni ma da una efficace politica di interventi infrastrutturali e di sviluppo economico che utilizzi accortamente le risorse fornite dall’Unione Europea attraverso il Recovery fund ed un saggio ricorso al Mes.
Inoltre per la lotta alle disuguaglianze é certamente necessaria una revisione della politica fiscale che combatta efficacemente evasione ed elusione, non penalizzi il lavoro e le attività professionali e imprenditoriali, ma riequilibri, in termini di solidarietà, il prelievo sugli alti redditi e i grandi patrimoni.
Nel quadrante geopolitico l’Italia sembra soffrire una progressiva perdita di interesse alle alleanze tradizionali e nelle dinamiche che riguardano il mediterraneo la sua influenza è quasi inesistente:il caso della Libia ne è un chiaro esempio; mentre fa da ponte a politiche imperialiste del fianco asiatico con la via della seta. Cosa pensi in merito a queste evoluzioni?
L’italia deve rigorosamente muoversi nell’ambito della Alleanza Atlantica e nel rispetto delle decisioni dell’ONU.
L’impegno nelle numerose missioni di pace è lo sviluppo consequenziale di questa scelta.
Nel quadrante mediterraneo e mediorientale, dove i grandi equilibri mondiali si intrecciano con gli interessi economici e i conflitti di supremazia politica locale, l’Italia per la tutela degli interessi nazionali deve riappropriarsi ed esercitare il ruolo da protagonista che storicamente e per la collocazione geopolitica le compete.
Deve inoltre porre con determinazione la necessità di una assunzione di responsabilità e di una iniziativa concertata dei Paesi e delle Istituzioni europee rispetto alle politiche e ai problemi dell’area mediterranea, con particolare riguardo ai temi della cooperazione,dello sviluppo e dell’immigrazione.
Nella prossima primavera avremo un’importante tornata elettorale, con tante città, capoluoghi di Regione, che andranno al voto, tra cui Roma, Milano e Napoli; hai già in cantiere programmi misurati per ciascun territorio e prefigurato limiti ad eventuali schieramenti, visto i sistemi elettorali, a doppio turno, di queste consultazioni?
Noi stiamo operando per proporre linee programmatiche dimensionate sulle ipotesi di sviluppo economico e sociale delle comunità interessate alle consultazioni elettorali.
Intendiamo supportare la nostra iniziativa con l’impegno di un sostanziale rinnovamento delle rappresentanze amministrative dando spazio, soprattutto, a giovani e donne che all’impegno politico -culturale sappiano unire una comprovata capacità professionale.
Valuteremo le possibili alleanze nel quadro della evoluzione dello scenario politico, fermo restando la nostra collocazione in una area centrale alternativa alla destra e alla sinistra e aperta, soprattutto, alla interlocuzione con le iniziative di natura democratica e popolare provenienti dalla società civile e dai movimenti politici cristianamente ispirati.
Con la presidenza Von der Leyen l’Europa sembra aver intrapreso un cammino più solidarista.
E l’Italia,nel pacchetto di aiuti finanziari destinati a promuovere un rilancio delle economie frustrate da questa inarrestabile pandemia, è la più avvantaggiata.
Tuttavia non riesce a fugare le diffidenze soprattutto dei paesi nordici.
Considerato che condizione imprescindibile per accedere a tanta messe di finanziamenti,contenuti nel progetto denominato “next generation eu” è oramai la messa in campo di un poderoso processo di ammodernamento del nostro apparato pubblico e dell’amministrazione della giustizia, quali ritieni siano gli ostacoli ed i vizi che si sono interposti,ad oggi, per una piena affidabilità nel nostro paese?
L’Europa ha varato un piano di aiuti finanziari all’Italia di grandi dimensioni, ma rigorosamente finalizzato allo sviluppo e vincolato ad un programma di riforme
La solidarietà europea sconta la diffidenza di alcuni Paesi,soprattutto del nord Europa, (i cosiddetti frugali) sulla eccessiva espansione del debito pubblico italiano attribuito ad una politica di spesa condizionata da clientelismo e assistenzialismo.
Inoltre la mancanza di modernizzazione ed efficientamento della Pubblica Amministrazione, unite alla farraginosità’ e lentezza della struttura giudiziaria, scoraggiano ogni ipotesi di investimenti esteri.
La politica dovrà eliminare questi handicaps e cogliere l’occasione che ci viene offerta per garantire soluzioni adeguate ai problemi del Paese.
È necessario pertanto, raccogliendo l’invito del Presidente Mattarella, superare gli interessi di parte ricercando il massimo di convergenza per costruire una visione strategica dei problemi del Paese e impegnarsi ad operare per risolverli.
La stabilità di Governo e la concretezza dei progetti e delle riforme proposte potranno consentirci di garantire la ripresa dello sviluppo e di recuperare la piena affidabilità dei nostri partners europei.
La modifica del Titolo V della nostra Costituzione, dovuta nel 2001 ad una decisione di maggioranza, che chiudeva un percorso dipanatosi tra i governi di centrosinistra: Prodi, D’Alema e Amato, non condivisa dalle forze di opposizione, fu salutata come un passo avanti nel cammino verso un reale decentramento delle istituzioni, con il riconoscimento di maggiore autonomia dei territori.
Tuttavia tale modifica non solo ha creato parecchi conflitti di attribuzioni, ma in questa emergenza pandemica, è stata foriera di frequenti contrasti tra Stato e istituzioni territoriali, con non poca confusione e disorientamento delle comunità.
Alla luce di questa esperienza, ritieni che il sistema delle autonomie,ed in particolare il riparto delle competenze Stato-Regioni, sia da rivedere?
La modifica del Titolo V, soprattutto nello stabilire la “competenza concorrente ” in alcune materie, ha generato conflittualità istituzionali, difficoltà e ritardi nelle attività legislative delle Amministrazioni centrali e territoriali.
Qualsiasi progetto di ammodernamento e di efficientamento della Pubblica Amministrazione non può non passare da una preliminare revisione costituzionale che fissi in maniera inequivoca competenze ed ambiti operativi ai vari livelli,consentendo di operare contestualmente per la semplificazione e velocizzazione delle procedure attuative dei provvedimenti di rispettiva competenza.
In questo nuovo anno muteranno alcuni scenari politici:
negli Stati Uniti Joe Biden prenderà il posto di Trump ed in Germania Angela Merkel lascerà definitivamente,per sua scelta, la politica, perdendo l’Europa una personalità che ha sempre privilegiato la mediazione alle rigidità dei paesi nordici.
Ritieni indispensabile recuperare meglio i contorni e lo spirito della tradizionale alleanza con l’America di Biden e, nel quadrante europeo, trovi utile un rafforzamento del rapporto con la Cdu e con i Cristiano-sociali bavaresi,forze trainanti del Ppe?
Intanto mi pare non di poco conto,rilevare la circostanza che dopo Kennedy torna alla Casa Bianca un presidente cattolico.
Di poi rilevo che, anche in ragione dei toni e dei contenuti della sua campagna elettorale è del tutto prevedibile, oltre che auspicabile che con il subentro di Joe Biden alla presidenza U.S.A. ci sia una inversione di tendenza nella politica americana.
In particolare ci attendiamo una consistente revisione della politica estera “muscolare ” di Trump per un ritorno alla multilateralità e agli accordi internazionali sul clima e commercio.
Ad es.un diverso approccio al tema dell’emergenza climatica può favorire un maggiore impegno a livello globale per coordinarsi ed accelerare la transizione ecologica verso un’economia circolare e l’utilizzo di fonti energetiche non inquinanti.
In una società sempre più globalizzata Biden deve proporre politiche commerciali che superino il liberismo selvaggio e le conseguenti crescenti tentazioni protezionistiche ,per perseguire intese in grado di garantire idonei standard sociali e ambientali nei singoli Paesi e trasformare il commercio internazionale in veicolo di cooperazione e sviluppo anche per le aree più svantaggiate.
In Europa con la prossima uscita politica della Merkel,l’Italia perderà un interlocutore importante e affidabile, e dovrà quindi rafforzare qualitativamente la sua presenza nelle Istituzioni europee.
La D.C. ribadisce la sua naturale vocazione europeistica e deve rafforzare la presenza nel Partito Popolare Europeo per una coerente collocazione parlamentare differenziata dalla sinistra socialista ed estremista e dai movimenti sovranisti e populisti.
Considerando l’eterogeneità delle presenze nel PPE, la D.C. deve tuttavia svolgere un più incisivo ruolo di raccordo con i partiti democristiani europei e in particolare con la CDU tedesca e i Cristiano-Sociali bavaresi.
Al momento in cui ci apprestiamo a pubblicare questa breve conversazione con il Segretario DC, fa eco sui media il grave episodio insurrezionale, come definito dal presidente eletto Biden, che ha visto per diverse ore il Campidoglio statunitense, sede del Congresso, in quel momento impegnato a ratificare e proclamare l’elezione del nuovo presidente, oggetto di una violenta irruzione in armi, con spargimento di sangue, ad opera di fanatici sostenitori di Donald Trump.
Un fatto gravissimo, inaudito, che infligge una ferita indelebile alla democrazia più grande e salda del mondo.
Noi esprimiamo tutto lo sdegno e la ferma condanna per un atto così irresponsabile ed inimmaginabile per le tradizioni secolari di questa grande nazione, auspicando che si completi, senza ulteriori atti inconsulti, il passaggio di consegne al nuovo presidente Joe Biden.
06.01.2021
Luigi Rapisarda