La notizia che ho appreso la mattina di sabato 5 Ottobre sulla prematura scomparsa dal carissimo collega Avv. Ausilio Abramo Patané mi ha intristito profondamente.

Se mal non ricordo l’ho conosciuto nei primi anni ’80 quando egli frequentava un avviato studio notarile di Acireale e collaborava in modo essenziale con il medesimo.

Sebbene tra noi sussistesse una differenza di età (io sono notevolmente più vecchio) si creò immediatamente un ottimo e leale rapporto di amicizia e di stima, che si è poi protratto, negli anni, quando Egli cominciò a frequentare le aule giudiziarie, esercitando la professione di avvocato.

Professione alla quale si è dedicato, con passione, preparazione, senso del dovere e rettitudine nei confronti dei clienti, lealtà e correttezza e garbo con i colleghi ed i magistrati..

Lo contraddistinguevano anche altre qualità innate tra le quali: la semplicità.

Semplicità ad affrontare le varie questioni in modo realistico senza drammatizzare, ma con l’intento di definirle, per la maggior parte, in via conciliativa..

Non contrapponeva, aprioristicamente, come purtroppo spesso avviene nella nostra professione, una posizione ostile all’altra tesi e creare così un problema irrisolvibile.

Non applicava, quindi, quel detto (“ufficio complicazioni affari semplici”).

Ciò perché era anche dotato di un simpatico e spontaneo umorismo cioè di quella capacità di cogliere e rappresentare gli aspetti più curiosi e divertenti di una realtà difficile .

E’ stato il terzo Presidente dell’Associazione Forense Acese, subentrando al sottoscritto ed alla quale associazione è stato sempre molto legato, apportandovi, con classe ed impegno, il Suo contributo.

E’ stato, infatti un punto di collegamento tra la generazione che lo precedeva (la mia) e quella più giovane alla sua.

Un esempio, quindi, da imitare.

La sua semplicità mi impone a non dilungarmi ulteriormente sulle sue qualità professionali, morali ed affettive per la famiglia.

Intendo, però evidenziare un mio ricordo personale a conferma del suo modo di fare; nel corso della sua presidenza, l’A.F.A. fu promotrice di una “goliardica scampagnata” a Pisano, in una casa di mia proprietà.

Si presentò assieme all’Avv. Pippo Testa che,in quella occasione ha svolto le funzioni di chef, con un bel cappello in testa; cappello peraltro che era solito portare. Quando andò via alla fine della “scampagnata” dimenticò il cappello.

Mi premurai a telefonargli dichiarandomi pronto a restituirglielo immediatamente.

Mi rispose simpaticamente: tienilo te lo regalo e così in occasione delle tua annuale villeggiatura lo utilizzerai e ti ricorderai di me.

A tutt’oggi lo sto usando ed ogni anno ripeto a mia moglie ed ai miei familiari : questo è il cappello di Abramo.

Grazie per quello che ci hai trasmesso ed un abbraccio affettuoso alla moglie Rosa ed ai figli Giuseppe e Roberta.

Franco Barbagallo

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