Caro Ausilio, mi rivolgo a te da buon cristiano. Tu sei oggi vicino a noi e sei lieto della presenza di tanti tuoi amici sinceri, che hanno goduto (è l’espressione corretta) della tua sincerità, del tuo garbo, della tua signorilità ed anche della tua colleganza mai arrogante o presuntuosa.
Io non voglio ricordare le tue doti di avvocato serio, attento e scrupoloso, di te porto nel mio cuore soprattutto l’ amico, il compagno discreto di stanza, di tutti i congressi forensi, la risata insieme su piccoli episodi; il dono della tua amicizia che si esprimeva in piccoli gesti (il dono rituale di una tua bottiglia di vino ad ogni vendemmia), nella condivisione persino di piccoli pensieri e riflessioni che non svelo.
Ti ho sinceramente voluto bene e sento la tua dolce mancanza soprattutto quando parlo con tutti i colleghi di Acireale di cui eri un ineludibile punto di riferimento.
Non voglio dire altro, perché la commozione mi assale e non condivido il pensiero di Platone che le parole hanno vita più lunga dei fatti. Il ricordo di te è pieno di episodi che si riassumono nell’abbraccio che ci scambiavamo ad ogni nostro incontro e che un giorno ci scambieremo ancora.
Ciao Ausilio.
Diego Geraci