Luigi RapisardaMentre la situazione geopolitica scivola verso derive che appaiono sempre meno
governabili, l’interrogativo più pregnante che oggi domina nell’area dei cattolici liberali e
democratici è se c’è ancora uno spazio di compatibilità per le tante coscienze e forze
politiche che si sono definiti organici a questa coalizione di maggioranza.
Il dilemma si connette allo sconvolgente episodio consumato, nella palese rottura di ogni
galateo istituzionale ad opera del presidente Trump, nello studio ovale della Casa Bianca,
nei riguardi del capo di Stato, Zelensky.
Evento dai riverberi non certo esaltanti sull’inedito percorso di questa coalizione, sempre più
egemonizzata da due destre, una ancora dominata da impulsi nostalgici del ventennio, l’altra
che va a braccetto con i patrioti filonazisti dell’Afd e di quanto di estremo anti migratorio e
intollerante è dato trovare negli ambiti più remoti delle dottrine reazionarie.
Cosa che non può non suscitare, appunto, l’interrogativo, se si acconci bene con i tratti
fondamentali del pensiero cristiano, umanitario e solidarista di Sturzo e De Gasperi, che
ancora oggi alberga nelle coscienze di tanti esponenti politici, ed in quell’elettorato di
altrettante forze politiche, contigue a quel filone di pensiero, schierati in questa coalizione, la
linea di Giorgia Meloni, la cui posizione, appare sempre più dominata da uno scoperto e
asimmetrico collateralismo filotrumpiano ed antieuropeo.
Quel temerario e stupefacente palcoscenico istituzionale, dove si è consumato
pubblicamente – nel cuore pulsante del potere di quella che era una volta la più grande e
solida democrazia del pianeta – ad opera dell’intero staff della presidenza statunitense, un
dileggio, teso ad umiliarne ruolo e missione, con metodi e un lessico da sceriffo, assai
brutale, nella versione più irrispettosa che di può avere verso un capo di Stato( al di là di
possibili piccole o grandi colpe) il cui popolo è sotto attacco da tre anni, getta una luce
sinistra sulle reali intenzioni del progetto di pace che ha in mente Trump: più acconcio ad un
accordo spartitorio dei territori ucraini, ricchi di terre rare, in un quadro di rinverdito
colonialismo predatorio, che finalizzato ad assicurare condizioni solide di sicurezza ai confini
tra i due paesi in conflitto ed a salvaguardare l’intera sicurezza del continente europeo.
In questo contesto, non basta una generica rassicurazione di appoggio militare al presidente
ucraino da parte della premier, a poche ore dalla reprimenda e defenestrazione di Zelensky
dalla Casa Bianca, senza troppi complimenti, e contro ogni protocollo diplomatico.
Mentre non sembra di poco conto il segnale che il vertice di Londra tra i partner europei, ad
opera dell’iniziativa congiunta Franco-britannica, si è lanciato in questo quadrante
incandescente.
Al contrario non appaiono sufficienti a creare un clima di coesione tra i partner europei
iniziative, ancora troppo improvvisate della premier tese solo a fare da sordina sulle reali
intenzioni di quale ordine mondiale stia preparando la nuova amministrazione americana,
d’intesa con Putin.
Con la congiunzione di due visioni bellicose, che l’episodio, assai sgradevole, verificatosi
ieri, nello studio ovale della Casa Bianca, ha reso palese, si fa strada nella vita dei popoli, un
futuro di forti inquietudini, di tensioni e di possibili gratuite aggressioni militari, dove i despoti
avranno buon gioco a rinvangare vecchie pretese nazionaliste o antichi sogni imperialisti.
Occorre pertanto che ciascuna coscienza democratica, cattolica, liberale e riformista, ritrovi
un essenziale punto di intesa per favorire un’aggregazione tra tutte quelle sensibilità che
rifiutano questo ruvido sdoganamento della prepotenza, fondato sulla prevaricazione e la

forza militare, ignorando ogni essenziale regola del diritto internazionale e le vocazioni
pacifiche e solidali che muovono i popoli verso una civile convivenza.
Ma non sarebbe fuor di luogo, creare rete, come propongono da mesi il Sindaco di Udine,
De Toni e l’amico, Ettore Bonalberti, cercando di suscitare e valorizzare una partecipazione
sempre più attiva dei giovani e dei cittadini, non solo su queste cruciali tematiche
geopolitiche, ma partendo da un sano e partecipato municipalismo, tanto caro a don Luigi
Sturzo e dai problemi concreti della persona, delle comunità e delle famiglie, nel quadro di
una visione economica solidarista, come peraltro previsto dagli artt. 41 a 47 della nostra
Costituzione.
Non di minore importanza appare, poi, la necessità di elaborare proposte politiche che
trovino sintonia con le altre forze alternative alle politiche egemoniche delle destre.
Occorre, altresì, contrastare nelle piazze e in Parlamento, attraverso quelle forze politiche,
contrarie ad ogni irrigidimento dispotico e illiberale, questa deriva autocratica e intollerante di
cui si sta rendendo protagonista, e capofila, il paese che, fino a ieri, era pronto a difendere i
valori della democrazia, del diritto naturale e della dignità dei popoli.
Auspico che si raggiunga, senza perdere troppo tempo in bizantinismi e sottigliezze
artificiose, una posizione unitaria attraverso una dichiarazione congiunta, e soprattutto una
chiara dissociazione da parte di tutte quelle forze politiche che ritengono inaccettabili le
performance da pistolero da vecchio west del presidente americano.
Mi auguro, in particolare che la nuova Dc che non ha mancato, con la sua inedita scelta di
schierarsi, di sottolinearne la propria immedesimazione organica e strutturale con questa
coalizione di destra,destra(dove è il centro? Con Lupi che fa da piccolo pretoriano della
Meloni e Tajani che nonostante sia stato sfiduciato da Marina Berlusconi, in nome di una
destra liberale, umanitaria ed europeista, prosegue nel suo ministero per gli affari esteri,pur
in una personale sensibilità europeista, con dichiarazioni e parole vuote e generiche per
coprire e sopire le temerarie stravaganze di Trump e le antitetiche posizioni della premier
Meloni )abbia tempestivamente la lungimiranza di esprimere, a chiare lettere, il proprio
disorientamento e sconcerto sulla posizione inconfutabilmente di sudditanza
collaborazionista e sostanzialmente anti europea di Giorgia Meloni, nell’ambito di una
visione incentrata più su una tendenza ai rapporti bilaterali tra Stati Uniti e i singoli paesi
europei (così è più facile disarticolare l’Europa), che unitaria, nell’idea di una Ue, soggetto
politico e baluardo di un sano Atlantismo.
Più che fare da ponte, se si va avanti di questo passo, Giorgia Meloni può ritrovarsi a fare
da crocerossina, e,a quel tempo, se si ritroverà ancora un pizzico di pietà, non recupererà
nemmeno quanto occorre per curarci le ferite fisiche, economiche e sociali che un’offensiva
in armi, da est, e una guerra commerciale da ovest, procurerà, inevitabilmente, a tanta
parte dell’Italia e dei popoli europei.

Roma, 3 marzo 2025

Luigi Rapisarda

Add Your Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.