Intervista rilasciata dall’avv. Ausilioabramo Patanè al giornalista Nello Pietropaolo del quotidiano "La Sicilia", e pubblicata sull’edizione del 15 agosto 2004.
Il presidente degli avvocati acesi annuncia azioni di lotta
Quelle carenze del Tribunale
Si guarda con apprensione, ad Acireale, al futuro della sezione distaccata del Tribunale.
A prendere posizione, nonostante le cosiddette "ferie giudiziarie", è il presidente dell’Associazione Forense Acese, avvocato Ausilioabramo Patanè.
"Non posso certo guardare con fiducia all’immediato futuro del Tribunale acese – dichiara l’avvocato Patanè – per cui, valutata con attenzione la situazione e con il riscontro favorevole dei componenti il sodalizio che mi onoro rappresentare, si è deciso di chiedere un incontro alle massime autorità della Corte d’Appello del distretto di Catania nonchè ai vertici della categoria forense, così da tentare di risolvere il problema della giustizia ad Acireale.
Qualora la situazione non dovesse portare dei risultati positivi, non vengono escluse per i prossimi mesi azioni di lotta, con in primo luogo la proclamazione dello stato di agitazione".
Un contesto di inadeguatezza che si trascina da tempo, ed anzi presto potrebbe portare ad un nuovo scenario di precarietà.
"La pianta organica, inferiore alle esigenze – dichiara l’avv. Patanè – mostra già diversi buchi. A ciò occorre aggiungere il ventilato trasferimento alla Corte d’Appello del magistrato dirigente dott. Filippo Pennisi, con la conseguente carenza pure nel settore del personale giudicante.
Non dobbiamo dimenticare che il dott. Pennisi, oltre ad essere un magistrato apprezzato per la sua attività ed attenzione, è stato colui che ha seguito da vicino il difficile periodo dell’adeguamento dei locali del Palazzo di giustizia di Corso Umberto.
Già da tempo il personale della cancelleria, i giudici, compresi gli onorari, gli ufficiali giudiziari operano con abnegazione e sacrificio per colmare le lacune e comunque migliorare la funzionalità di un Tribunale che copre un comprensorio estremamente vasto.
Ma non si può sempre continuare in questi termini all’infinito, anzi forse stringendo presto ancor più la cinghia".
"Non si deve dimenticare – conclude l’avv. Patanè – il contesto strutturale in cui gli operatori della giustizia, a tutti i livelli così come del resto i cittadini, sono costretti ad agire, con locali dove la riservatezza degli imputati ed il decoro delle parti non si sa bene proprio dove stia di casa. A quando perciò l’auspicata nuova sede ?".
Nello Pietropaolo